[Dall’Introduzione a: Tex Avery, Piccola enciclopedia ad uso delle generazioni che non vogliono crescere, editori del Grifo, 1993:]
Alla fine degli anni Trenta quando il declino fisico e ideativo dei grandi Geni della Risata apparve evidente, nuove Star sostituirono Chaplin, Laurel e Hardy e i Fratelli Marx, sperimentando nel campo del comico le soluzioni più ardite e divertenti: e furono tutte creature di carta disegnata. Mentre Paperino si emancipava da Mickey Mouse e con i suoi assolo lo scalzava in popolarità, Porky Pig, Daffy Duck e Bugs Bunny andarono ancora più oltre, introducendo nell’arte della commedia una sorta di “Religione della Gag “, un gusto inedito e vertiginoso per l’atto gratuito e per il gesto folle, smodato e sconsiderato. E anche durante la guerra, in un’epoca contrassegnata da Red Skelton, Bob Hope, Gianni e Pinotto e Danny Kaye – e dall’attesa dell’astro luminoso di Jerry Lewis – furono il Lupo, il botolo Droopy e uno scoiattolo pazzo, Screwy Squirrel, a indicare con i loro inseguimenti supersonici, un punto di non ritorno per il genere comico.
Tutti i personaggi di cartone qui citati, escluso ovviamente Paperino, devono la loro personalità a un erculeo e oscuro texano, Frederick Bean Avery, in arte “Tex”. Molti – troppi – non lo conoscono ancora.
L’impronta inconfondibile di Avery non permea solo l’animazione, e neppure il cinema intero, ma la Vita stessa. Quando, infatti per descrivere una situazione convulsa, violenta e priva di senso, diciamo che “Tutto è accaduto come in un cartone animato”, è a Tex in realtà che pensiamo. Anche se non abbiamo mai visto i suoi “corti”.
Il suo marchio, diametralmente opposto a quello di Disney, è in quasi tutti i disegni animati. Qualche volta, addirittura in quelli di Disney.
Nessuno meglio di Avery ha capito che al Comico “nulla” è precluso. Il Comico, esattamente come i due generi affini, il Fantastico e il Giallo, si basa sul concetto di “Sorpresa”. E infatti è tipico del Comico (come altrettanto del Giallo e del Fantastico) spingere il racconto o anche solo il corpo fisico del Protagonista in una situazione senza uscita e in apparenza stereotipata per poi, Oplà, trovare d’incanto la soluzione che non ti aspettavi, sciogliere l’intreccio e l’enigma, oppure disinnescare la tensione con una risata liberatrice.
Ai cartoni di Tex Avery riesce appunto questo miracolo: quando la partita sembra finita, c’è un supplemento a Sorpresa, perfetto e geniale. Quando la gag sembra risaputa o esaurita, ce n’è un’altra, rapidissima, in attesa, ancora più buffa e sconvolgente.
Con un senso del ritmo che non ha riscontri, Tex ha condotto l’arte combinatoria del Comico ai suoi limiti estremi. Come tutti i geni, fu naturalmente più imitato che compreso. Basti dire che non vinse mai un Oscar. D’altra parte, non c’è peggior destino, per un genio, che essere “compreso”. Per questo col mio libro Tex Avery, Piccola enciclopedia ad uso delle generazioni che non vogliono crescere (il primo, in italiano, su di lui), non ho tanto cercato di contribuire alla “comprensione” di questo Titano del Cartone Animato, quanto di tributare un omaggio, riverente e entusiasta, all’Uomo che portò a termine quello che Sade, Lautreamont, Kafka, il Cinema classico e la bomba atomica avevano lasciato incompiuto.
Lontano discendente di Roy Bean, il fuorilegge del West che si autonominò giudice (e che aveva un debole per le ballerine e le impiccagioni), Fred “Tex” Avery nacque a Dallas, ovviamente Texas, il 26 febbraio 1908 e morì a Burbank, ovviamente California, il 28 agosto 1980.
Lavorò per Walter Lantz, per Paul Terry e per la Columbia prima di approdare nel 1935 alla Warner. Lì, alla corte di Leon Schlesinger, mise in piedi uno staff straordinario, con Chuck Jones, Bob Clampett e Robert Cannon, perfezionando la personalità di Porky Pig, creando l’anatra Daffy e donando il carattere definitivo e le battute migliori a Bugs Bunny. Furono in un certo senso prove generali: nel ‘42 passò alla Metro Goldwyn Mayer, dove fino al 1954 realizzò i suoi capolavori. A fine carriera tornò da Lantz per inventare il pinguino Chilly Willy. Negli ultimi anni, lo assorbì soprattutto la pubblicità (sono sue le zanzare di Raid, e suo qualche Pepsodent). Morì dimenticato da Hollywood dove aveva vissuto da allegro eremita.
Tex amava scherzare con i colleghi di lavoro e indulgeva alle bravate sanguigne e goliardiche. Durante una battaglia, in ufficio, con elastici e graffette, un fermaglio di acciaio gli si conficcò in un occhio. Divenne Guercio, come Raul Walsh, come André De Toth, come Fritz Lang, Popeye e l’ultimo John Ford.
Definito: “il mito obeso dell’animazione”, o “il Disney che ha letto Kafka”, oppure “il fantasma del disegno animato”, Tex Avery è stato per molti critici “l’uomo che più di ogni altro perfezionò l’arte del cartone comico “, e per altrettanti, se non di più, il detestabile fondatore della “scuola della violenza nel cartoon”, il sabotatore dell’autentico spirito disneyano.
Nella sua irrefrenabile brama di sperimentare, Tex travolse tutte le regole del disegno animato, per fondarne di nuove. Fin dove l’animazione lo resse, arditamente si spinse.
Per chi volesse finalmente conoscerlo meglio e farsi una propria opinione, segnalo alcuni dei capolavori di Avery che si trovano anche in rete o in DVD:
Page Miss Glory (1936)
Amateur Nights (1938)
Detouring America (1939)
Cross Country Detour (1940)
A Wild Hare (1940, vero atto di nascita di Bunny)
Porky’s Preview (1941, in cui il porcellino animato realizza lui stesso un cartone)
Dumb-hounded (1943, primo Droopy)
What’s Buzzin’ Buzzard (1943, che fece “rimettere” il produttore)
Screwball Squirrel (1944)
The Shooting of Dan McGoo (1945, tipica “rilettura” alla Tex di un classico della Poesia)
Swing Shift Cinderella (1945, parodia della favola, con una spogliarellista come protagonista)
Lonesome Lenny (1946)
Slap Happy Lion (1947)
King-Size Canary (1947, apoteosi dell’Inseguimento e quintessenza del Cinema di Avery: in una metropoli post nucleare priva del tutto della presenza umana un gatto, per rendere più appetibile il suo spuntino – un canarino minuscolo e malaticcio –, lo ingigantisce con uno sciroppo che procura una crescita immediata alle piante. Ma il canarino anabolizzato diventa più grande del gatto e comincia a picchiarlo. Il gatto reagisce a sua volta prendendo lo sciroppo e, ingrandito fino alle dimensioni di un palazzo, si getta all’inseguimento del canarino. Entra in gioco anche un cane, che diventa a sua volta colossale, con lo stesso metodo, Un topo, ciclopico perché ha sorbito una dose massiccia dello stesso stimolante, salva il gatto dal cane e il gatto, per nulla riconoscente, cerca di mangiarselo. E così si dà il via a una caccia senza tregua, fino a che i due contendenti si accorgono di essere diventati oramai più grandi della Terra stessa)
The Cat That Hated People (1948)
Bad Luck Blackie (1949, incensato dai surrealisti)
Little Rural Riding Hood (1949, uno dei capolavori con il Lupo “eccitato” e la ballerina Red)
The Cuckoo-Clock (1949, strana storia della vita di un gatto che sembra uscito da un racconto di Edgar Allan Poe)
Cock-a-Doodlee Dog (1951, col cagnone Spike)
Symphony in Slang (1951, variazione “letterale” sui modi di dire popolari)
Magical Maestro (1952)
Rock-A-Bie-Bear (1952)
Deputy Droopy (1955) e
Cellbound (1955)
Godere della visione anche, solo, di due o tre di questi cartoni, consentirebbe allo spettatore di capire fino a che punto Tex Avery sia stato un rivoluzionario. Gli slogan del ’68 (Fantasia al Potere, Risate che seppelliscono il Sistema) sarebbero inconcepibili senza il suo paziente lavoro di erosione delle certezze di ogni Establishment.