Per me non c’è Natale migliore che quello passato (anche) a vedere, per la trentesima volta, La Vita è meravigliosa, il film di Frank Capra del 1946. Non c’è modo migliore di augurare Buon Natale a tutti con la voce, e lo spirito, di James Stewart, tornato dalla terribile esperienza nel “Multiverso” (dove non era mai esistito) con animo lieto e riconoscente, nonostante sappia che un ispettore e la polizia siano in agguato a casa sua, per arrestarlo e portarlo in prigione. Dimostrazione di come una materia “Fantastica” riesca a parlare al cuore delle persone.
Ho avuto la fortuna di conoscere una delle attrici del cast di questo mitico film, e di parlare a lungo con lei: Argentina Brunetti. È la moglie italiana di “Martini”, il povero emigrato che sfugge agli affitti capestro del bieco Potter, e grazie a George Bailey trova finalmente una vera casa, e una posizione onorevole nella comunità. Argentina non ha praticamente battute, ma il suo volto, raggiante per aver riacquistato la dignità, è indelebile, nella memoria. Mi raccontava dell’atmosfera magica del set, che si rinnovava ogni anno, quando il cast si radunava di nuovo per festeggiare l’anniversario del film. Tradizione che ancora perdura, nonostante innumerevoli perdite nel corso del tempo. Aveva avuto lei stessa una “vita meravigliosa” e persino avventurosa, e vorrei parlarne, prima o poi, in questo sito.
Chi volesse giudicare la sua bravura d’attrice, può frugare nella sua sterminata filmografia, e magari apprezzarla come mamma di Dean Martin in The Caddy (Occhio alla palla, 1953),dove recita accanto a uno strepitoso Jerry Lewis. Dean, che non è da meno del suo partner, dedica a Argentina Brunetti la famosa canzone “That’s Amore”, ballando con lei.
Quando uscì, e sembra incredibile, La Vita è meravigliosa non riscosse molto successo, negli Stati Uniti. Il film è stato riscoperto solo negli anni successivi, e è diventato un “cult”. Per me rimane uno dei film più belli di ogni tempo, quello che meglio di tutti incarna lo Spirito del Natale, che ha il valore di una festa di pace, tolleranza, amicizia, accoglienza, a prescindere dal credo religioso o dall’assenza di fede.
Pare altrettanto incredibile che l’FBI abbia osteggiato e guardato con sospetto quest’opera. Lo dimostra una “nota” confidenziale ritrovata negli archivi dell’agenzia di “spionaggio interno”. È datata 26 maggio 1947, ed è volta a mettere in guardia il pubblico dalla cattiva influenza che potrebbe avere il suo “messaggio”. Si trattava, in sostanza, secondo l’FBI, d’un tentativo al limite del sedizioso di screditare il sistema bancario americano e i suoi manager. Erano già i tempi della prima “caccia alle streghe”, e non andava giù, ai garanti del sistema, che la parte più odiosa nel film fosse quella riservata al “grande banchiere”, figura cardine e patriottica dell’economia, qui incarnata dal torvo e rapace Potter (interpretato da un superlativo Lionel Barrymore). Secondo la nota, questo tipo di propaganda, intenzionale, “è un trucco comune utilizzato dai comunisti”.
Capra naturalmente non era un comunista, ma un leale seguace di Franklin D. Roosevelt, da poco scomparso. E ricordava bene il crack bancario che meno di venti anni prima aveva messo in ginocchio il paese. Quest’ultimo sussulto del “New Deal”, anche se solo filmato, non gli fu perdonato.
[Di seguito: la fine de La vita è meravigliosa, visibile su Dailymotion. Il film, rispetto all’originale, è stato ricolorato e lo schermo ampliato fino a diventare panoramico, purtroppo. Ma è comunque un modo per apprezzarne la poetica, nonché, e non guasta, un modo per omaggiare le meravigliose voci della versione italiana: Gualtiero de Angelis (James Stewart/George Bailey), Lydia Simoneschi (Donna Reed), Alberto Sordi (Frank Faylen, il taxista), Olinto Cristina (Lionel Barrymore/Potter), Mario Besesti (Thomas Mitchell), Mario Pisu (Ward Bond), Adolfo Geri (Todd Karns), Lauro Gazzolo (H.B. Warner), Amilcare Pettinelli (Martini), Giovanna Scotto (Beulah Bondi)]
Il coro intona, prima: “Hark! The Herald Angels Sing”, canto di natale tradizionale soprattutto nelle chiese metodiste (musica di Felix Mendelsohn – parole di Welsey datate 1739-40), poi, fino alla fine, “Auld Lang Syne”, tipica canzone del capodanno scozzese (musicata da Rizzio, amante di Maria Suarda, parole di Robert Burns), conosciuta da noi con il titolo posticcio di “Valzer delle Candele”.